La storia di questo mese non poteva non avere il fiocco rosa. Vi parleremo di quattro donne vegliesi che hanno deciso di investire su un sogno. Parlando con loro capisci subito quanto questo progetto sia molto più che un mero modo per fare affari; in esso, trovi dedizione e passione, amore e filantropia.
Morgana SIS, infatti, non è solo un brand o un’azienda, è la dimostrazione che le donne con la loro caparbietà e tenacia possono dare ancora valore all’espressione “volere è potere”.
Per usare le parole delle sue socie fondatrici (Daniela Antonucci, Federica Guido, Virginia Mangia e Valentina Strafino): “Morgana rappresenta l’essenza stessa delle donne, un po’ fate un po’ streghe, un po’ … come crediamo di essere noi!”.
Come è nato il vostro gruppo?
Sembrerà strano dirlo ma questo progetto nasce “grazie al covid”. Siamo amiche da sempre, sin dall’adolescenza e durante il primo lockdown ci siamo ritrovate su un gruppo whastapp. Che fanno quattro vecchie amiche che si ritrovano? Con un sacco di tempo a disposizione, parlavamo degli argomenti più disparati: dallo scambio di ricette di cucina, allo yoga al confronto su mille temi. Passando poi a tutta una serie di confidenze su quanto eravamo soddisfatte di noi e del nostro lavoro. È lì che nasce Morgana, quando iniziammo a chiacchierare su quello che ci sarebbe piaciuto realizzare e di che cosa potevamo fare insieme. Tenendo presente le nostre conoscenze di base, volevamo fare qualcosa che partisse dalle donne e fosse rivolta proprio a loro.
Perché il nome Morgana?
Tra le tante cose condivise in quel periodo c’era un podcast di Michela Murgia dal titolo Morgana, in cui si parlava di storie di donne che si sono distinte in vari ambiti. Morgana, inoltre, rappresenta l’essenza stessa delle donne, un po’ fate un po’ streghe, un po’ … come crediamo di essere noi!
Per un attimo abbiamo pensato che la nostra amicizia potesse essere un limite ma per fortuna non lo è stato. Siamo abituate a dirci tutto proprio come delle sorelle, per questo abbiamo aggiunto il SIS, perché lo siamo per davvero!
Parliamo del vostro brand.
Il nostro è un brand realizzato da donne per le donne, infatti, la filiera è completamente femminile. Tutti i nostri articoli sono prodotti a mano, all’inizio anche il ricamo. Ora, invece, utilizziamo una piccola macchina ricamatrice. L’idea è quella di sostenere e rivalutare la manifattura femminile e valorizzare le competenze delle donne del nostro territorio.
Per quanto riguarda la struttura interna, abbiamo deciso di dividerci gli incarichi in base alle nostre competenze personali e professionali.
Quali articoli vengono prodotti, come e da chi?
Produciamo principalmente accessori per capelli. La filiera è molto corta, utilizziamo tutti tessuti di recupero (“fine pezza” o “fuori tutto” dei negozi, ndr). Non facciamo prodotti in serie, sono tutte produzioni limitate e non in larga scala, puntiamo all’unicità del prodotto. Quello che realizziamo, in tutta la sua irripetibilità, per noi è come un gioiello.
Inoltre, sono prodotti pensati anche per tutte quelle donne che hanno difficoltà ad amare sé stesse e ci piacerebbe aiutarle a sentirsi più belle, perché crediamo sia importante ma lo è ancora di più l’accettarsi. Al motto di “Idee per la testa e sulla testa”, con i nostri prodotti proviamo a trasmettere anche contenuti non solo fare vendita fine a sé stessa.
Nel giro di 9 mesi avete anche aperto un negozio online, come vanno gli affari?
Investendo un budget iniziale abbastanza irrisorio, ad oggi ci siamo completamente autosostenute. La crescita di questo progetto è finanziata dalle vendite che genera, possiamo affermare con orgoglio che Morgana è un progetto che si autofinanzia. Per ora ci riteniamo abbastanza soddisfatte, è ovvio che l’obiettivo è la crescita ma sappiamo bene che servirà tempo, oltretutto sappiamo anche che il nostro non è un prodotto imprescindibile, bensì molto particolare. Ma stiamo inserendo nuovi articoli al catalogo e ci piacerebbe realizzare delle t-shirt ricamate a mano e altro ancora. Ci entusiasma pensare al fatto che molte delle nostre clienti non si sono fermate al primo acquisto. Per il futuro abbiamo un sogno nel cassetto, che è quello di avere un laboratorio con punto vendita annesso.
Morgana è anche beneficienza, parlateci della vostra collaborazione con LILT.
La collaborazione con LILT è nata proprio dagli accessori per capelli, una delle prime clienti è stata una donna che faceva la chemioterapia. In quel momento ci fermammo a pensare a quelle donne che non vogliono mostrarsi senza capelli, quindi, per ogni prodotto venduto un euro viene devoluto alla Lega Italiana Lotta ai Tumori, alla quale abbiamo già fatto due bonifici con la prospettiva di continuare in questa direzione. Morgana si rivolge alle Daily Warrior Queen e forse la battaglia più dura di una donna è quella contro i tumori.
“A dicembre sono stati persi 101 mila posti di lavoro: 99 mila erano occupati da donne” (01-02-2021 – FANPAGE) – Cosa ne pensate?
Ci rammarica molto leggere queste notizie. È una condizione che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, sappiamo benissimo cosa vuol dire essere cassaintegrate, disoccupate e avere la gestione dei figli che ricade sulle donne. È una cosa che ci fa pensare, della quale ne prendiamo (tristemente!) atto. Speriamo in un cambiamento, sappiamo che è una questione culturale ma anche politica, ecco perché ci piacerebbe essere rappresentate da donne più di quanto non lo siamo state fino ad oggi. Noi nel nostro piccolo proviamo a sostenere l’empowerment femminile, il lavoro femminile e cerchiamo donne che vogliano lavorare in modo chiaro e pulito, per questo proviamo a scegliere collaboratrici che siano disposte a lavorare in modo corretto. La strada da percorrere è ancora lunga e c’è bisogno del sostegno di tutti, uomini compresi.
“Nei primi dieci mesi dell’anno, secondo i dati Eures, sono stati commessi 91 femminicidi, una donna uccisa ogni tre giorni.” (Il Sole 24 Ore – 25-11-2020) – Un vostro pensiero su questo tema.
È grave che ci siano persone che si sentano in diritto di togliere la vita ad altre persone, ancora più grave è quando le vittime di questa violenza sono donne, perché non fa altro che esplicitare la superiorità che l’uomo crede di avere sulla donna. Anche qui la questione è culturale e lo sbaglio che fanno alcune donne è quello di non denunciare, bisogna trovare il coraggio di farlo, perché chiedere aiuto è l’unica soluzione.
Ci sono donne che decidono di non avere figli per non rinunciare alla loro carriera e per una maggiore emancipazione. Quanto incide la condizione femminile nella crisi demografica?
Incide tantissimo, basti pensare al fatto che, ancora oggi, la gestione della famiglia ricada sulle donne. Questa è una battaglia che in moltissime stanno portando avanti. È un argomento che si legge sempre più spesso sui social e come tutte le domande che ci hai fatto prima, a nostro avviso, parte tutto dalla cultura e dalla politica. Il nido, ormai, è un lusso che non tutti possono permettersi. Ma andando oltre, in questo periodo di pandemia, generalmente le donne non sono agevolate su nulla, sono costrette a decidere tra la realizzazione si sé stesse e la famiglia (che ormai sono sempre meno numerose). L’auspicio è che ci sia davvero un miglioramento della condizione femminile. Oggi, infatti, l’investimento non deve essere sulle donne ma sulla famiglia, sulle persone, sui nostri figli e sul nostro futuro.
Intervista a cura di Marco Palma