Posted on: Settembre 30, 2020 Posted by: Giorgio Comments: 0

Dopo avervi parlato in un precedente articolo del culto di San Giovanni Battista, questo mese ci addentriamo in un’altra storia del nostro paese. La leggenda, più che una storia, si svolge intorno la metà del 1400 nelle campagne del vecchio feudo di Veglie, per l’esattezza a Torre del Cardo.

In quel periodo storico le nostre campagne erano occupate da “ladroni”, tra le varie in particolare ce n’era una denominata “Banda dei 24 ladroni” che era la più conosciuta, grazie a un furto all’interno del castello di Copertino ai danni dell’allora Contessa d’Enghien 1 . Da quanto viene raccontato, secoli più tardi il tesoro della Contessa venne ritrovato da alcuni briganti, i quali decisero di nasconderlo dentro una “capasa” all’interno della Torre del Cardo, protetto da un incantesimo.

Negli anni a venire la Torre rimase abbandonata, fino a quando un giorno un contadino incontrò durante il suo cammino un saggio, il quale gli raccontò della storia del tesoro dei briganti, meglio detto “Tesoro ti lu Cardu”. Secondo quanto raccontato dal saggio, il contadino si sarebbe dovuto presentare la notte del Venerdì Santo sulla cima della torre con un bimbo in fasce e un agnello consacrato, i quali avrebbero permesso di far apparire una luce guida che lo avrebbe condotto a tale tesoro.

Il contadino si recò impazientemente alla torre il giorno prestabilito, ma sprovvisto di agnello e bimbo, convinto di dover sacrificare l’infante e soprattutto perché nella notte dei sepolcri difficilmente avrebbe trovato qualche sacerdote disposto a benedire l’agnello. L’uomo cominciò a salire la scala e percorsi alcuni gradini, venne preso alle spalle da una forza sconosciuta e dopo alcuni tentativi, una volta liberatosi fuggì in preda al terrore.

Una volta tornato in paese, il contadino raccontò a tutti dell’accaduto, convito che tale forza fosse in realtà lo spirito dei briganti che proteggeva il tesoro presente all’interno della torre. Un altro racconto riguardante sempre il “tesoro ti lu cardu”, molto simile ma non ufficiale è quello raccontato dagli anziani: durante la notte del solstizio d’estate, tra le mura della torre appare per pochi minuti una porta che conduce alla stanza segreta del tesoro, col rischio però di rimanere intrappolati al suo interno superato un certo tempo prestabilito. Una notte, sempre un contadino 2 cercando un agnello che aveva smarrito, ritrovò l’animale che pascolava vicino la Torre. L’uomo, una volta avvicinatosi all’ agnello, udì all’interno della torre il rumore di una grossa pietra spostarsi, incuriosito da tale suono, entrò all’interno della torre trovandosi di fronte alla porta che conduceva nella stanza del tesoro. Mentre si accingeva a entrare, la porta si chiuse improvvisamente e scomparve.

A distanza di secoli, molti narrano che tale tesoro sia stato trovato, mentre altri hanno continuato a cercarlo imperterriti, attratti dal racconto che questa Torre conserva.

Giorgio Cappello

  1. Maria d’Enghien (o d’Engenio) 1367  Lecce 9 maggio 1446 | Consorte di Taranto dal 1399, sposata prima con Raimondo Orsini del Balzo e successivamente con il re Ladislao d’Angio-Durazzo divenendo regina consorte di Napoli dal 1407 al 1414.
  2. Questo per confermare che la storia cambia in base al racconto tramandato