Qualcuno diceva che il mondo è di chi corre il rischio di vivere i propri sogni. Perché sì in fondo tutti i sogni si possono realizzare, ma ogni cosa ha un costo e bisogna essere disposti a rischiare per raggiungere il proprio obiettivo.
Ora, potremmo stare qui ore a citare Coelho ma preferiamo raccontarvi la storia di un altro scrittore, più contemporaneo e di tutt’altro stile e genere rispetto al carioca. Abbiamo avuto il piacere di intervistare il giovane vegliese Marco Aprile, in arte Killo, che è riuscito nel suo intento di realizzare il suo sogno: quello di fare la musica che piace a lui.
Ecco la sua storia…
Marco Aprile alias Killo, cantautore di Veglie ci racconta la sua storia.
Sono nato nel lontano nel 1985, mio padre suonava la chitarra ed è forse lì che ho acquisito questa passione. Il mio primo strumento è stato il piano, lasciato subito dopo qualche lezione di solfeggio per la chitarra. Ho iniziato da autodidatta, sperimentando vari generi musicali a partire dall’hard rock e l’heavy metal, per poi passare al blues, al country e altri.
A 13 anni, assieme a Cesare Frassanito, Romualdo Santolla, Donato Costa e mio fratello Lino fondammo i “Primo Impatto”. Cronologicamente questa è stata la seconda band, ma in realtà per me è stata la prima. Abbiamo anche registrato due EP: “Il Gioco” e “Non dimenticare” e partecipato a un’edizione di Veglie Rock dove vincemmo il premio per il miglior testo.
Poi però per lavoro e studio ci dividemmo, la musica era un sogno ma come spesso accade è un tunnel senza fine, con il rischio di non trovare mai la luce in fondo.
Al ritorno ho fondato i “Road Flowers” (band dal genere British Rock), con la quale abbiamo suonato in più parti del Salento e siamo anche presenti sulle piattaforme musicali.
Per ultimo Killo, quando hai dato inizio alla tua carriera da solista…
Sì, con Killo ho dato inizio alla mia carriera da solista, spaziando dal country allo swing. Questo progetto nasce dall’esigenza di raccontare le proprie esperienze, quelle degli anni post universitari, dalla voglia di raccontare sé stesso, le proprie avventure (sia in campo affettivo che personale). Killo sono io, è la mia personalità, quella ironica, allegra, solare, spensierata, dove nelle canzoni rivedo me stesso sia in quello che scrivo che nella musica che compongo. Come ad esempio “Il tuo caro trombamico”, un brano autobiografico dove racconto l’esperienza con questa ragazza che ho frequentato. Mi piace pensare che anche altri si rispecchino in quello che scrivo.
Etichetta discografica indipendente Urlo Records dei fratelli Matteo e Daniele Spano.
Com’è fare musica partendo dalla provincia?
Di certo qui al sud è difficile emergere, c’è sicuramente bisogno di un’etichetta che ti segue e che ti consigli. Il mio EP “È solo un gioco” è stato prodotto dalla URLO Records, che mi sostiene e produrrà anche nella realizzazione del prossimo.
Poi serve un po’ di fortuna e costanza nel produrre sempre qualcosa. Oggi quello che conta è farsi il proprio pubblico, bisogna essere social e farsi i propri followers. Inoltre, credo aiuti molto anche fare live, io ho suonato a Roma e anche qui nel Salento, spero che dopo questa emergenza possa fare più live.
Parlaci della tua vita personale. Professione, passioni, amori.
Sono un biologo, ho studiato a Camerino, nelle Marche, un paesino di montagna con 6000 studenti e 3000 abitanti. Nemmeno lì ho mai smesso di suonare e fare musica, è stato un periodo pieno di nostalgia e ne ho approfittato per evolvermi soprattutto sotto il profilo tecnico.
Il mio è un lavoro che mi occupa tantissimo durante la giornata. Non è di certo un lavoro semplice, c’è bisogno di pazienza, conoscenza, esperienza, dedizione e anche amore verso questa disciplina. Ammetto che non è quello che cercavo perché ho sempre voluto fare musica. Però, c’è da dire che grazie a esso riesco a permettermi di investire nella mia passione.
Venendo agli amori, in questo momento sono single e non ho nemmeno una trombamica, chi vuol esserlo può farsi avanti.
Rapporti con il territorio.
Qui nella zona ho avuto buoni riscontri, in tanti mi fanno i complimenti. Spero di poter ricominciare presto a fare live. Mi piace quando mi dicono “tu sei diverso, sei a modo tuo, sei te stesso”. Questo mi fa entusiasma e mi dà motivo e forza di andare avanti.
Durante la pandemia hai scritto qualcosa? E parliamo un po’ dei tuoi progetti futuri.
Sto già registrando un nuovo EP di quattro brani. Credo di farlo uscire nel periodo post covid, perché voglio suonarlo in giro e stare in mezzo alla gente. Vi farò divertire e non cambierò mai il mio modo di scrivere e mettere giù testi e musica. Durante la quarantena non ho scritto dei testi a tema pandemia, ma in quel periodo è finita una relazione…
Con la trombamica?
No. <sorride>
In quel periodo mi sono lasciato. Proprio da lì ho avuto l’ispirazione per scrivere un brano molto forte, allegro ma allo stesso tempo riflessivo. Ma non vi anticipo niente.
Intervista a cura di Marco Palma