Posted on: Luglio 3, 2020 Posted by: Giorgio Comments: 0

Sono nato con la passione per i motori, pertanto mi sono avvicinato a quella che è, a mio avviso, la massima espressione di tecnologia automobilistica: la Ferrari. Tutto questo inizia all’età di tre anni quando già scalpitavo per le auto, mentre a otto anni ho imparato a guidare l’ape. A dieci iniziai ad addentrarmi in questo mondo, dopo la scuola, lavoravo in un’officina dove già allora mi piaceva stendermi sotto le macchine e sporcarmi di grasso e olio. Il 26 maggio del 1955, fui scosso dall’incidente di Alberto Ascari a Monza, in quegli anni non esisteva la televisione, quindi, seguivo attraverso la radio quelle che erano le imprese e le disgrazie dei nostri piloti. Nel ’56 nasceva la rivista Quattroruote, della quale conservo gelosamente la prima copia (che all’epoca costava 300 Lire, ndr). Dopo le medie capii che quella era la mia strada e decisi di iscrivermi all’Istituto Professionale – sezione motori. Una volta diplomato, dapprima ho lavorato qui nel Salento, poi ho fatto il passaporto e sono emigrato all’estero perché ero affamato di conoscenza e sentivo la necessità di una formazione speciale. Per i successivi 15 anni ho lavorato in giro per l’Europa (Svizzera, Germania, Olanda, Belgio e Danimarca). Nel 1981, al venticinquennale della rivista Quattroruote, fui nominato Socio Onorario da parte della redazione.

Si scrive Salvatore Ingrosso si legge Ferrari.
Lino De Lorenzis – Nuovo Quotidiano di Puglia

Il Club Ferrari nasce una sera d’inverno del 1970 mentre si parlava con degli amici del più e del meno, tra i quali ricordo Oreste D’Amato, Cosimo dell’Anna, Cosimo Stifanelli, Pasquale Cornacchia e tanti altri. In quegli anni c’era solo uno sport: il calcio. A noi, però, non piaceva più di tanto, quindi, proposi di fondare il Club. Eravamo tutti appassionati di motori, nel nostro sangue scorrevano pistoni, bielle e fasce elastiche. Quando uscimmo con l’insegna con il logo del cavallino rampante (in via Bosco incrocio con Via Vittorio Veneto, ndr), qualcuno ci scambiò per una macelleria di carne equina. All’inizio provarono a farci smettere ma senza successo.

Decidemmo di scrivere alla Scuderia, la quale ci rispose fissandoci un appuntamento con il segretario personale dell’ingegnere Enzo Ferrari, era il 3 marzo 1970 quando fui ricevuto da Franco Gozzi, per parlare della mia richiesta sulla fondazione di un Club. In quel periodo, il reparto corse era annesso al reparto commerciale e Gozzi mi fece visitare un po’ gli impianti, o meglio quella parte di essi che si poteva vedere, infatti, già in quegli anni Ferrari ci teneva molto alla riservatezza. Andammo in ufficio per parlare della nostra idea, all’epoca non c’erano statuti, ci si limitava a una stretta di mano. Ricordo ancora che mentre uscivo mi richiamò in ufficio, ci ritorno e Gozzi mi guarda negli occhi dicendomi: “Salvatore, un’ultima raccomandazione, ricordati che ti sto dando da usare il nome dell’italiano più famoso del mondo… cerca di farne buon uso!”. Il 30 giugno del 1988, mentre visitavo lo stabilimento di Maranello in compagnia del segretario Gozzi, ebbi la fortuna di incontrare l’ingegnere Enzo Ferrari, Gozzi mi presentò all’ingegnere dicendo: “questo ragazzo è stato il primo ad aprire un Club Ferrari nel sud Italia”, al sentire queste parole Ferrari mi abbracciò e si commosse.

Dopo la morte di Enzo Anselmo Ferrari andai alla messa del trigesimo che si tenne a Modena, dove fu lo stesso Gozzi a permettermi l’accesso dato che il funerale era a porte chiuse. Lì conobbi tutti i più grandi costruttori di automobili dell’epoca, accanto a me c’erano i piloti Alboreto e Berger, mentre, davanti sulla prima fila c’erano Piero Ferrari e Lina Lardi (figlio e compagna dell’ingegnere Ferrari, ndr) e i fratelli Giovanni e Umberto Agnelli.

L’opera di Ingrosso, rappresenta un esempio da seguire più che mai oggi,
in una società che sembra avere smarrito i suoi valori migliori.

Massimo Barbano – Gazzetta del Mezzogiorno.

Il Club, ad oggi, conta circa 150 tesserati, più una trentina di stranieri (iscritti dalla Cina, Inghilterra, Argentina, Brasile e Germania). Quello di Veglie è uno dei primi Club Ferrari del mondo. Nel corso degli anni abbiamo incontrato Niki Lauda, Mauro Forghieri, Michael Schumacher, Vittorio Brambilla, Felipe Massa, Kimi Raikkonen, Fernando Alonso, René Arnoux, Cesare Fiorio e tantissimi altri protagonisti della storia della Formula 1. Qui a Veglie, inoltre, abbiamo ospitato anche l’Academy Driver Ferrari. In questi 50 anni il nostro club ha organizzato circa cinquanta raduni.

Quando penso a una Ferrari penso a una scultura, infatti, credo abbia una bellezza che non è paragonabile a nessun’altra macchina. Un giorno, lo stesso Enzo Ferrari disse “Le mie macchine sono più belle delle donne di lusso e di classe perché hanno la vita stretta e i fianchi larghi.”.

Ma la Ferrari non è la mia unica passione, infatti, adoro la meccanica in generale: ho brevettato il primo estrattore al mondo di punte elicoidali per trapani multipli, invenzione che mi è valsa la medaglia d’oro al salone di Ginevra nel 1981 e la medaglia d’oro al salone di Bruxelles l’anno successivo. Per il mio impegno profuso nella vita sportiva, sociale e per aver insegnato Educazione e Sicurezza Stradale in ogni scuola di ordine e grado, nel 2011 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mi ha insignito dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.

Il protagonista indiscusso delle manifestazioni Ferrari.
Gabriele Greco – Pilota Rally

Tra il Club Ferrari e Veglie c’è un rapporto normalissimo come lo è per qualunque altra associazione sportiva. Ho imparato che per natura in Italia siamo personalisti, non sappiamo fare squadra. Mentre in Germania lavorano per sviluppo, noi lavoriamo per politica. Veglie è un bel paese, pieno di gente con tanta passione e orgogliosa ma che non riesce a tradurre in opere il suo operato. Credo che con il Club Ferrari avremmo potuto fare molto di più, considerando che qui a Veglie abbiamo la prima piazza al mondo intitolata all’ingegnere Enzo Ferrari che, purtroppo, non ha fatto una bella fine perché a mio avviso poteva essere uno strumento di sviluppo per il territorio. Il progetto iniziale era polivalente-integrato, comprendeva: una segreteria di piazza, un museo Ferrari, un palco davanti all’attuale gradinata (che doveva essere più alta), un campo di bocce, un campo di pallavolo, un campo da tennis, l’area giochi per bambini e un’area dove fare sicurezza stradale ai più piccoli. Mi dispiace davvero che il progetto non sia stato realizzato, in questi ultimi anni è stata malamente utilizzata e ridotta nelle condizioni nelle quali versa.

Da lassù il grande Enzo, burbero e severo, sarebbe orgoglioso di te!
Vincenzo Delvecchio – Rai TGR Puglia

Il nostro Club ha viaggiato in giro per il mondo portando con sé il nome di Veglie; arrivare a 50 anni è una grande emozione, nel ’70 non avrei scommesso una lira su questo traguardo, invece, grazie ai tanti amici ferraristi siamo riusciti a raggiungerlo.

Ci abbiamo messo la passione e la voglia di portare a Veglie qualcosa di nuovo, abbiamo messo in piedi un Club Ferrari con la casa madre a 1000 km di distanza, ci sono stati anni in cui è stato difficile ma noi abbiamo resistito e siamo arrivati al 2020. In tutti questi anni abbiamo costruito un vero e proprio museo dedicato al Marchio Ferrari, infatti, all’interno della sede del club abbiamo tantissimo materiale (tra libri, foto, enciclopedie ecc.).

Qualcuno asserisce che sono la storia della Ferrari nel mezzogiorno d’Italia, in realtà, non ho la velleità di pensare questo, in quanto la storia l’ha fatta quel signore modenese chiamato Enzo Ferrari. Più umilmente mi ritengo un custode di questa storia, quella del nome italiano più famoso al mondo!”.

 

Intervista a cura di Marco Palma e Giorgio Cappello
Foto di Giorgio Cappello e Archivio Scuderia Ferrari Club Veglie