Posted on: Aprile 19, 2020 Posted by: marco Comments: 0

La seconda guerra mondiale ha coinvolto milioni di uomini e donne. Un fenomeno così grande e drammatico che ha toccato da vicino anche la nostra cittadina.

Giovanni Spedicato, vegliese nato nel 1922, è stato tra i protagonisti della storia. A 98 anni ha tanto da raccontare, sicuramente più di quanto potremmo immaginare. La sua storia inizia con un aneddoto e si conclude con un gesto che non può non essere ricordato da tutti noi.

Giovanni in guerra ha toccato con mano la fatica, la paura, la fame e la morte.

 “Siamo arrivati alle quattro e mezza, c’era un boschetto e alcune case. I terreni sembravano abbandonati. Abbiamo mangiato. Il caporale mi chiamò per dirmi che dovevo montare di servizio. Mentre eseguivo l’ordine ho notato il tenente e i sottotenenti andare verso le case con qualcosa nelle mani. Il caporale mi informa della parola d’ordine che era “tramonta il sole”. Verso le sette e trenta sento un rumore, chiamo il caporale, il quale mi ordina di dare l’altolà. Dopo alcuni tentativi, anche il caporale dà l’altolà ma non riceviamo nessuna risposta. A quel punto ricevo l’ordine di sparare. Eseguo l’ordine, ma lo faccio senza colpire nessuno. A quel punto gli ufficiali si identificano e dopo qualche attimo di sconcerto e incertezza, si dà l’ordine di avvicinarsi in fila e con le mani dietro la nuca. Erano davvero gli ufficiali, usciti senza prendere la parola d’ordine. Rientra prima il Capitano, poi il tenente e poi i sottotenenti. Ci fu qualche attimo di screzio tra gli ufficiali e il caporale, infatti, il primo ricordava ai superiori l’importanza della parola d’ordine.”

Il racconto di Giovanni continua, ci parla di un conflitto a fuoco avvenuto sul fronte russo a Vorošilovgrad (oggi Luhans’k – Ucraina). La sua squadra era intenta a cercare un guasto alla rete telefonica, poco dopo averlo individuato caddero in un’imboscata. Giovanni cadde a terra ferito e in suo soccorso arrivò un altro vegliese. Il fuciliere Pasquale Cutrino prese in spalla Spedicato e lo portò fino al caposaldo. Da lì in poi, le loro strade si divisero. Spedicato fu trasferito da un ospedale all’altro e una volta rientrato in Italia scoprì che il suo amico Pasquale era disperso. Passarono i mesi, Spedicato si congedò e rientrò a Veglie. Ancora oggi con le lacrime agli occhi ricorda il suo amico e commilitone.

Dopo 52 anni, le spoglie di Cutrino sono rientrate a Veglie. I militari erano decisi: sarebbero stati loro a portare il feretro. Giovanni però non lo poteva accettare, Pasquale aveva rischiato la vita per salvarlo e la storia non gli ha dato modo di ricambiare. Così, grazie alla mediazione del sindaco di allora, riuscì a parlare con il colonnello a capo della delegazione dei militari.

Il colonnello accettò, dando modo a Giovanni di chiudere una pagina di storia e a noi di tramandarla.

 

Intervista a cura di Giorgio Cappello

Si ringrazia Giovanni e la sua famiglia per la disponibilità.